Gli artisti raccontano la Notte L’associazione culturale La Cerchia e l’esposizione onirica tra natura e città
Un unico tema, la «Notte», e diciotto artisti impegnati a raffigurarlo, ciascuno con le sue fantasie, i suoi sogni e le sue paure. È l’ultima mostra collettiva dell’associazione trentina La Cerchia e si può visitare fino a sabato nella Sala Thun della Torre Mirana a Trento.
«Luogo del buio, la notte è la soglia oltre la quale i contorni si annullano, le cose si confondono le une nelle altre. Una temporanea condizione di cecità che ci pone davanti a uno spazio indistinto, attraversato da immagini fuggevoli che lasciano spazio alla fantasia, sospese tra paura e meraviglia, tra possibili insidie e svelamenti», spiega il presidente dell’associazione Adriano Fracalossi.
La Cerchia nasce a Pergine nel 1986, in un ristorante durante una cena, dal sodalizio di artisti e amici, con l’obiettivo di contribuire a sviluppare e divulgare l’arte e la cultura nella nostra regione. Da allora, l’attività di La Cerchia non si è mai fermata e oggi, a trentatré anni dalla sua fondazione, sono sedici i componenti del gruppo e ogni anno propongono mostre a tema, in cui ogni creativo è chiamato a fornire un suo personalissimo contributo al dibattito. Un’arte, cioè, «che si nutre e si rafforza del confronto fra le diversità espressive dei suoi componenti, sia con la recente storia che con il dinamico presente in cui sono immerse», sottolinea il gruppo. In questo caso, al centro dell’esposizione è, appunto, la «Notte», e indirettamente il buio e la luce che la rende più facile da sopportare. Sollecitati dai curatori, Elisabetta Doniselli e Adriano Fracalossi, che - a partire dai loro contributi al catalogo della mostra - propongono un excursus storico nell’arte, nella filosofia e nella poesia da cui ne sono nati quadri dal sapore onirico, ma anche visionari, ambientati tra natura e città, immersi nello straniamento notturno o a stretto contatto con la realtà quotidiana.
La notte diventa donna nelle opere di Silvio Magnini, Roberto Piazza e Paolo Dalponte e in Pierluigi Negriolli: una giovane dai capelli rossi che volge lo sguardo all’albero del Sabba. Ma il buio notturno non è sempre accogliente, è anche guerra e dolore, morte e tragedia, come in Ilario Tomasi, che tratteggia le atrocità dei lager nazisti.
«La cosa più superba è la notte/quando cadono gli ultimi spaventi/e l’anima si getta all’avventura», scriveva Alda Merini in Superba è la notte e da questa poesia – insieme ai versi di Giacomo Leopardi «Dolce e chiara è la notte senza vento» ( La sera del dì di festa) e di Giovanni Pascoli «Il giorno fu pieno di lampi ma ora verranno le stelle/le tacite stelle» ( La mia sera) – partono gli studi, in pittura, sul tema portante della collettiva.
Quindici artisti trentini e tre sudamericani (Jaime Cruz, Gladis Felix e Eva Laura Moraga) si sono così cimentati nel tema posto da La Cerchia. Luisa Bifulco nella sua tela Notte illuminata da una luna pie- na tratteggia l’astro che distribuisce la sua influenza sull’intero globo. «Ci si ferma ancora ad ammirare la sua luce argentea?», la domanda che si pone Bifulco. Un’altra artista, Carla Caldonazzi ci porta invece in uno scenario onirico fatto di blocchi di pietra e anfratti nella sua opera Notte nel Sella.
Quindi, le donne, protagoniste delle opere di Silvio Magnini ( La tenerezza, che raffigura l’abbraccio materno), Roberto Piazza ( Notte di San Lorenzo, un bianconero in cui la figura femminile risalta luminosa) e Paolo Dalponte ( Allegoria, in cui un nudo di donna si accompagna alla luna, in un magico passaggio in cui la notte cede il passo alla luce dell’alba). Infine, l’opera visionaria La notte senza Sabba, di Pierluigi Negriolli: una notte rischiarata da bagliori in cui la chioma rossa e la veste bianca della figura femminile al centro del quadro fanno risaltare la protagonista, che, in una notte rischiarata da bagliori, volge il suo sguardo all’albero del Sabba.
In Elisa Zeni ( La Galassia) e Luisa Bifulco ( Notte) al centro c’è, invece, la volta del cielo, in Carla Caldonazzi ( Notte nel Sella) e Tullio Gasperi ( Notturno in montagna) le montagne fanno capolino nell’oscurità. Una rosa e il suo profumo rappresentano le ore notturne in Stefania Simeoni ( Profumo nella notte). La notte diventa città abitata, con le sue case e vie, in Domenico Ferrari ( Melodia notturna) e Adriano Fracalossi ( Notturno, piazza Garzetti) e in Annalisa Lenzi ( Di notte succedono cose strane) è l’immagine sdoppiata di un lampione che regala straniamento. In Ilario Tomasi un riferimento ai lager e alla rilettura de La Notte di Elie Wiesel, storia di un ragazzo ebreo e della sua famiglia deportati nei campi di concentramento di Auschwitz e Buchenwald.
La Cerchia, quest’anno, non propone solo questa mostra dedicata alla «Notte»: ieri è stata inaugurata «Mechanica», che propone opere di molti degli artisti esposti a Trento in questi giorni in un’indagine sul connubio tra arte e tecnologia. La collettiva è a Palazzo Panni, nello spazio espositivo di Casa Collini, ad Arco e può essere visitata fino al prossimo 10 marzo, tra le 10 e le 18 dal martedì alla domenica. «Viviamo in un mondo in cui la tecnologia ci pervade, ci avvolge spesso in modo quasi impalpabile - spiega la curatrice Doniselli - Una tecnologia che ci può apparire paradossalmente immateriale, in cui sembrano prevalere flussi di energia “dolce”, fatta di elettronica, di oggetti sempre più miniaturizzati che tendono a scomparire allo sguardo. Rispetto a questa percezione, la mostra vuole mettere in evidenza la fisicità delle macchine in quanto oggetti che, con le loro forme singolari, sono portatrici di un significato e di una storia. Ma il tema è potenzialmente molto più ampio in quanto il concetto di “Mechanica” ha una genealogia che risale a Aristotele».