Tra le vie di un borgo fiabesco c’è un museo a cielo aperto
A Castagno di Piteccio niente bar o negozi ma un tripudio di opere d’arte
Immerso nel silenzio dei boschi che tratteggiano le prime incurvature dell’Appennino, Castagno di Piteccio (Pistoia) è un minuscolo borgo dall’aspetto fiabesco divenuto museo a cielo aperto. Passeggiando per le sue viuzze anguste, percorribili soltanto a piedi, non si incontrano infatti negozi o bar, bensì opere d’arte che si affacciano sui muri, nei vicoli, dalle finestre. Tutto cominciò nel 1975 ad opera del giornalista e critico d’arte Tommaso Paloscia che aveva scelto questo come luogo prediletto di villeggiatura. «Dopo aver organizzato per alcuni anni un concorso nazionale di pittura, decise di fare qualcosa che potesse rimanere al paese commissionando un affresco per ogni mese dell’anno, ai quali seguirono una trentina di sculture», racconta Aldo Romagnani, presidente della Pro loco. Ai 12 mesi, raffigurati dai vincitori delle precedenti edizioni del concorso — tra cui Giuseppe Gavazzi, Vinicio Berti, Luciano Guarnieri, Antonio Bueno, Fabio De Poli, Luca Alinari e Alfredo
Fabbri — si aggiunsero fino al 2004 installazioni e sculture, integrate con le case e le stradine di questo paese di 80 anime. Come la Crocifissione di Jorio Vivarelli sotto il porticato della chiesa, L’Unione di Diana Baylon o quelle di Delio Granchi, Venturino Venturi e molti altri. Dal 2019, grazie a un progetto di rigenerazione culturale curato dall’associazione Cct-SeeCity, la collezione è tornata ad arricchirsi con nuove opere di artisti internazionali, sparse per il borgo e diffuse nel paesaggio attorno. Da qui partono sentieri e percorsi lenti adatti a tutti, che conducono ai paesi di Piteccio, San Mommè, Signorino. «Castagno ha origine settecentesca, sorgeva nei pressi di un castello che non esiste più ma le cui pietre sono state utilizzate per costruire alcune abitazioni e il colonnato della chiesa. Fino agli anni 60 l’economia era basata su piccoli appezzamenti di terra, molti abitanti erano carbonai e trascorrevano parte dell’anno in Maremma o in Corsica. Prima della nascita della Pro loco, nel ‘58, non c’erano treni né strada: con la costruzione di quest’ultima, il paese rinacque e divenne luogo di villeggiatura». Fu inaugurata la fermata di Castagno sulla storica ferrovia Porrettana, che consente ancora di raggiungere il borgo museo via treno. E fu così che una frazione a 500 metri sul livello del mare, fino ad allora seminascosta al mondo, divenne un centro culturale, candidato lo scorso anno per il progetto Uffizi diffusi. Appena inaugurato l’archivio digitale delle sue 66 opere. Info: castagnodipiteccio.org, insieme a mappe e info per organizzare la visita.