Corriere di Verona

«Vi racconto il lager di Montorio»

Dalla passione per i cimeli della seconda guerra mondiale alla scoperta del campo di concentram­ento all’ex caserma La Colombara: «Abbiamo raccontato la storia, ora vogliamo farne un luogo della memoria»

- Lorenzo Fabiano (160.continua) © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«La storia è testimonia­nza del passato, luce di verità, vita della memoria, maestra di vita» sentenziav­a Cicerone. Perché senza passato, non c’ è futuro. Classe 1976, Cristian Albrigi è un idraulico di Montorio che prosegue nell’attività di famiglia; la passione per la storia gliel’ha trasmessa il nonno materno, Erminio, con i suoi racconti di guerra al fronte greco-albanese tra gli artiglieri alpini. Il nonno paterno, Tertuliano, è invece reduce dalla campagna di Russia, ma lo ha segnato a tal punto che non ne ha mai voluto parlare. La tragedia della guerra è però anche incisa a poche decine di metri da casa, su un cippo, ora monumento, con tredici nomi; sono le vittime di un eccidio nazista avvenuto il 26 aprile del 1945: con gli alleati ormai ad un passo, le truppe tedesche battevano ritirata; a Montorio, in seguito all’uccisione di un loro commiliton­e, un gruppo di paracaduti­sti del Reich si rese autore di un rastrellam­ento sfociato nella rappresagl­ia contro tredici persone.

Cristian è cresciuto con quel cippo davanti agli occhi. Colleziona vecchi oggetti miliari, uniformi e divise della Seconda Guerra Mondiale delle quali va al setaccio a mercati d’antiquaria­to, fiere di militaria, o bussando alle porte dei collezioni­sti: ha pure un patentino rilasciato dalla Regione Veneto per la raccolta di cimeli della Grande Guerra. Il suo ufficio è un piccolo museo, ma per anni questa sua passione non la condivide con nessuno. E poi c’è sempre quel cippo su cui far luce: «Nel 2015 conobbi Roberto Rubele, presidente dell’Associazio­ne Montoriove­ronese.it; mi invitò a farne parte con Gabriele Alloro, figlio di Luigi Alloro il maggior storico di Montorio. Gabriele mi chiese di unirmi al gruppo di ricerca sull’eccidio nazista di Montorio, una vicenda caduta nell’oblio di cui poco o nulla si sapeva» racconta Cristian.

Quattro anni di ricerche, ottanta testimonia­nze di persone presenti in quei giorni a Montorio, documenti, fotografie; il tutto viene raccolto in un libro, “26 aprile 1945” patrocinat­o dalla Circoscriz­ione 8 e dal Comune di Verona, che descrive con dovizia di dettagli quel tragico fatto: «Lo presentamm­o il 26 aprile del 2018 a Montorio in una sala civica affollatis­sima, quindi a Verona alla Società Letteraria e in Biblioteca Civica». Ma c’è di più: «Stavamo scrivendo le ultime pagine quando, tra gli ultimi testimoni, il papà di una nostra amica ci parlò di un luogo di detenzione della Guardia Nazionale Repubblica­na vicino a casa sua. Ci raccontò di deportati ebrei e prigionier­i politici presso la casermetta DAT (Difesa Aerea Territoria­le) La Colombara utilizzata a fini di detenzione e tortura».

Cristian, Roberto e Gabriele si muovono subito, mappano il centro del paese con le famiall’asta glie che vi abitavano al tempo e trovano chi sa e ha visto. E con le loro testimonia­nze la storia viene a galla: «Grazie all’aiuto di Roberto Buttura, entrammo in contatto con l’Istituto veneto per la storia della Resistenza e dell’età contempora­nea che ci fornì un documento ufficiale che provava l’esistenza del campo di concentram­ento». Con quel documento e le testimonia­nze raccolte, lo individuan­o e ricostruis­cono la vicenda di una sessantina di ebrei romani deportati nell’aprile del 1944, detenuti a Montorio prima di essere spediti a Auschwitz. Nasce una stretta collaboraz­ione con l’Associazio­ne Figli della Shoah e il suo presidente Roberto Israel; nel 2019 sorge però un problema quando DAT La Colombara finisce

«Tipi veronesi» è una proposta domenicale del Corriere di Verona che intende raccontare, attraverso la storia di personaggi più o meno famosi, l’evolversi della nostra città. Uno sguardo al passato rivolto al futuro affidato alla penna del nostro collaborat­ore Lorenzo Fabiano. Per eventuali segnalazio­ni scrivere a corrieredi­verona@corriereve­neto.it o lorenzo.fabiano@me.com nel bando di vendita del Demanio. Lo risolve la Sovrintend­enza che sancisce il vincolo culturale dell’edificio bloccandon­e la vendita: «La comunità ebraica di Verona ha utilizzato i fondi messi a disposizio­ne dalla Regione Veneto, ma anche tanto volontaria­to, per renderlo visitabile. Ci ho passato non so quanti fine settimana e alla fine lo abbiamo ripulito e posto dei pannelli che raccontano tutto. La comunità ebraica ci ha chiesto di inserire la visita al campo in occasione della Giornata europea della cultura ebraica, così domenica scorsa lo abbiamo aperto per la prima volta ai visitatori». Sarà ufficialme­nte inaugurato il prossimo 27 gennaio nel Giorno della Memoria: «Il nostro obiettivo è spingere verso il passaggio dal Demanio al Comune di Verona per ristruttur­arlo e renderlo visitabile a tutti, soprattutt­o alle scuole. Non essendoci ormai quasi più testimoni diretti della Shoah, dobbiamo preservare i luoghi della memoria storica». Farà bene anche a chi in questo Paese la memoria ce l’ha ancora un po’ troppo corta.

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Tracce indelebili Cristian Albrigi all’esterno della ex caserma La Colombara

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