Comune, il Superbonus paralizza gli uffici «È una emergenza»
Richieste raddoppiate. Gli architetti: troppo formalismo
TRENTO Una grande opportunità, certo. Ma parlare del Superbonus del 110% fa incappare anche in termini come «emergenza» e «disagio». «Ha fatto venire al pettine molti nodi che facciamo presenti da anni» sottolinea il presidente dell’Ordine degli architetti trentini Marco Giovanazzi. Ad esempio «quell’eccesso di formalismo che non distingue l’abuso edilizio dalla piccola irregolarità». Per poter accedere al beneficio fiscale, infatti, la prima cosa da fare è verificare lo stato legittimo dell’immobile. Ecco allora che le richieste di accesso agli atti all’ufficio protocollo del Comune di Trento ad aprile hanno viaggiato a una media di 50 al giorno, più del doppio del normale. E la proiezione del Servizio edilizia privata stima un aumento annuo del 250% delle sanatorie. Senza dimenticare il prezzo dei materiali edili, schizzati alle stelle: quello dell’Eps, ad esempio, il materiale isolante utilizzato per i cappotti, del 60% da novembre.
Insomma, una delle necessità impellenti è semplificare. «La Provincia è intervenuta sul piano normativo, ma la legge nazionale è meno restrittiva — riflette l’assessora comunale Monica Baggia — stiamo ragionando con Piazza Dante, gli Ordini professionali e il Consorzio dei Comuni per trovare un sistema che semplifichi il tutto. Non nego che l’ufficio dell’edilizia privata abbia bisogno di essere riorganizzato, implementato anche di personale, modernizzato con la digitalizzazione, ma è anche vero che il suo lavoro è condizionato da leggi che non facciamo noi. Il Superbonus è un’emergenza non solo per Trento, ma per tutti i Comuni, invasi dalle domande».
Numeri alla mano, il dirigente Giuliano Franzoi proietta le stime annuali: «Arriveremo a 384 permessi di costruire, il 40% in più dello scorso anno — elenca — a 700 Scia, anche in questo caso in aumento del 40% ma soprattutto a 243 sanatorie, il 250% in più».
Se l’edificio presenta un’irregolarità, infatti, questa va necessariamente sistemata. A monte c’è l’enorme mole di richiesta di accesso agli atti, per conoscere tutta la documentazione relativa agli immobili: «A febbraio sono arrivate 460 domande — fa presente la dirigente di Palazzo Thun Chiara
Morandini — a marzo abbiamo superato le 500, ad aprile oltrepasseremo abbondantemente le 600 visto che in media ne arrivano 50 al giorno». Più del doppio dell’ordinario. «Abbiamo rinforzato il personale, ma non è semplice — prosegue ancora Morandini — anche perché in tempo di pandemia necessariamente la consultazione dei documenti in presenza va contenuta».
«Purtroppo nel Comune di Trento prevale da anni un’impostazione assolutamente formalistica — punge Giovanazzi — si valutano con i criteri dell’oggi progetti fatti trenta, quaranta o cinquanta anni fa. Un eccesso di formalismo che costringe le pratiche a tempi lunghi con il rischio di non poter beneficiare del Superbonus, ma so per certo ci saranno a breve interventi semplificativi a livello nazionale e anche una proroga». Che è quanto auspica anche Andrea Basso, presidente di Ance Trento: «Il rischio, con una chiusura secca della misura, è il crollo degli addetti perché ci sono state molte assunzioni — spiega — sarebbe meglio ridurre la percentuale di detrazione negli anni: ad esempio nel 2023 scendiamo da 110 all’80%, nel 2024 al 60, nel 2025 al 40%».
Quanto alle criticità presenti, Basso analizza l’aumento dei prezzi dei materiali edili: «Il ferro è cresciuto del 50%, la lana per pannelli del 60%: se va avanti così certe opere pubbliche non saranno realizzabili e i privati rinunceranno a portare a termine gli interventi».