Codici obbligatori, spuntano 1300 «nuovi» alloggi turistici
In Trentino ci sono 1.294 «nuovi» alloggi turistici. O meglio, tanti sono i nuovi iscritti alla banca dati provinciale dopo l’introduzione obbligatoria, per coloro che affittano casa a turisti, del codice identificativo turistico provinciale (Cipat).
La novità è stata introdotta da una legge provinciale del 2019 cui sono seguiti in maggio 2020 i criteri di attuazione. La norma era nata su spinta anche delle associazioni di categoria, di fronte al proliferare di stanze e appartamenti destinati all’uso turistico che finivano per fare concorrenza agli alberghi e che, in alcuni casi, assumevano un atteggiamento «allegro» nella gestione della
La legge La norma era nata per portare a galla gli affitti per turisti non dichiarati
tassazione. Con l’introduzione dell’obbligatorietà del codice Cipat tutti gli alloggi vengono identificati da un codice e per coloro che vengono meno all’obbligo è prevista una sanzione amministrativa che va dai 500 ai 3.000 euro per ogni attività turistica pubblicizzata promossa o commercializzata. «Grazie al Cipat — aveva detto il presidente dell’associazione albergatori della Provincia di Trento Giovanni Battaiola — sarà possibile far emergere il sommerso nel settore».
Lo scorso novembre il consigliere provinciale del Movimento 5Stelle Alex Marini ha depositato un’interrogazione per capire quanti alloggi siano stati identificati dal nuovo codice e se i controlli incrociati dagli uffici abbiano permesso di classificare unità precedentemente non presenti nella banca dati del turismo. Inoltre il consigliere si domandava se sia stato predisposto un rendiconto dell’attività svolta anche in termini di incremento potenziale degli introiti fiscali. E stando alla risposta fornita dall’assessore al turismo Roberto Failoni le unità sono davvero aumentate. «Dall’introduzione del Cipat — scrive — i nuovi inserimenti nella banca dati provinciale sono stati 1.294», numero che porta gli alloggi registrati a quasi 11.000. «Non è stato — prosegue l’assessore — predisposto un rendiconto dell’attività svolta in termini di incremento potenziale degli introiti fiscali». E anche ipotizzarlo, in questo anno caratterizzato dalla pandemia, diventa difficile come conferma il dirigente del dipartimento promozione sport e turismo Sergio Bettotti, che conferma come di sicuro lo strumento normativo possa aver contribuito a portare allo scoperto attività non dichiarate ma chiarisce: «La Provincia ha sempre avuto una banca dati cui i titolari di alloggi turistici potevano iscriversi, ma fino al 1° luglio 2020 non era obbligatorio. Quindi c’erano sicuramente dei gestori di attività turistiche che pagavano le imposte ma che non erano iscritti e che lo hanno dovuto fare in questi mesi». Ora anche le piattaforme che promuovono gli immobili, come Airbnb o Booking, devono pubblicare il codice Cipat per ogni alloggio. «Risulta — continua infatti Failoni — che alcuni Comuni abbiano iniziato a verificare la coerenza dei dati relativi agli alloggi che si pubblicano quelli della piattaforma».