Nuovo patto tra Putin e Iran
Vertice a Teheran con Khamenei e il «mediatore» Erdogan . Firmati accordi per aggirare le sanzioni
Rispetto ai pugnetti in stile anti-Covid tra Joe Biden e Mohamed bin Salman a Jeddah, rispetto al tavolo extra long sul quale Putin riceveva gli aspiranti pacificatori europei, ieri a Teheran è stato il trionfo delle strette di mano e dei sorrisi a rischio aerosol. Putin con il presidente Ebrahim Raisi e la Guida Suprema Alì Khamenei. Putin con il presidente turco Erdogan. Erdogan con Raisi e ancora Khamenei. Infine Putin, Erdogan e Raisi assieme vicini vicini. Il body language non sbaglia. Washington non è riuscita a smuovere il «suo» Medio Oriente a sostegno della resistenza ucraina, Mosca invece ha arruolato la Repubblica Islamica nell’asse anti Nato e riconosciuto a Erdogan il ruolo di signore degli angoli vuoti, né con la Nato né contro, utile a tutti e soprattutto a sé stesso.
Il vertice di Teheran aveva in agenda la questione siriana, ma i risultati più evidenti sono venuti dai dossier bilaterali. Il primo è il rafforzamento dell’alleanza economico industriale tra Mosca e Teheran. Lo sfruttamento di uno dei più ricchi giacimenti di gas al mondo, il North Pars, più altri 7 campi d’estrazione, viene affidato alla russa Gazprom. La compagnia di Mosca investirà 40 miliardi di dollari. «Il più grande impegno finanziario straniero di sempre» calcolano a Teheran. Il North Pars era nel mirino di molte compagnie occidentali, tra cui l’italiana Eni, prima che le sanzione dell’epoca di Donald Trump rompessero gli accordi.
La seconda intesa russoiraniana è finanziaria. I due Paesi più sanzionati al mondo, entrambi esclusi dal sistema Swift dei pagamenti bancari (controllato da Washington), decidono di farsene uno proprio. Sarà l’Iran ad adottare il software russo. Una volta lanciato, nei bancomat dei due Paesi, 140 milioni di russi e 60 milioni di iraniani potranno prelevare con le loro carte. L’intenzione è di creare un nucleo abbastanza stabile da permettere ad altri Paesi o banche di aderire. «Il dollaro dovrebbe essere gradualmente tolto dal commercio globale», ha detto chiaro l’Ayatollah Khamenei. Il problema è che Iran e Russia vendono entrambi energia, perché il denaro circoli nel loro nuovo Swift c’è bisogno che qualcuno la compri versando denaro. Per la de-dollarizzazione il Swift russo-iraniano ha bisogno della Cina.
Gli Usa sospettano che negli accordi tra Teheran e Mosca ci sia come parziale contropartita la fornitura di droni armati iraniani da usare contro l’Ucraina. Teheran nega e Mosca non conferma. Dubbi possono essercene soprattutto per la capacità produttiva iraniana, ma le potenzialità ci sono tutte. Durante i bilaterali, la Turchia ha ottenuto l’impegno ad aumentare l’interscambio con l’Iran e un altro
Il grano nei silos Putin ha riconosciuto «passi avanti» grazie alla mediazione turca ma non tutto è risolto
giro di mediazione con Putin per permettere l’apertura dei porti ucraini e quindi l’export del grano fermo nei silos. Erdogan è ansioso di dimostrare la sua centralità nella soluzione del problema mondiale del grano, ma Putin è stato ambiguo: «È positivo che grazie alla mediazione di Erdogan ci siano stati progressi, ma non tutto è risolto».
Sul fronte Occidentale da registrare l’inizio dei negoziati di adesione all’Unione europea da parte di Albania e Macedonia, mentre in Russia i falchi tra cui l’ex presidente Dmitry Medvedev insistono: «La pace in Ucraina ci sarà alle nostre condizioni» e se anche la fanteria faticherà ad avanzare ci penseranno i missili a piegare Kiev.
Attacco al dollaro Russia e Iran creeranno un sistema bancario per aggirare lo Swift controllato dagli Usa